A conclusione del ciclo di 4 incontri sui SANTI GIOVANI, giovedì 30 novembre ore 21 nel Salone Don Bosco all’Oratorio Salesiano di Perugia, il direttore dell’Istituto don GIORGIO COLAJACOMO presenterà la figura di DON BOSCO SANTO GIOVANE PERCHE’.
Inquadrato nel suo tempo ma anticipatore di futuro, Don Bosco appare santo giovane per i valori attuali che incarna e perché proprio da ragazzo ha costruito con fatica la sua santità, attualizzando il sogno dei nove anni.
In una seconda parte lo si presenterà come formatore di giovani santi, tra tutti Domenico Savio.
Nella terza parte si farà riferimento alla spiritualità giovanile salesiana illustrandone le caratteristiche sino alla lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884, sintesi del suo messaggio educativo. Immagini e video intervalleranno le parole.
rit Salve Don Bosco
Tu giovane nel cuor!
Guarda: il mondo muore
dove non c’è l’amor.
Quanti giovani smarriti
che non sanno dove andar!
Quanti giovani perduti!
Né fede, né pace, né luce, né amor!
Don Bosco, vieni incontro a noi!
rit Salve Don Bosco Santo
Tu giovane nel cuor!
Guarda: il mondo muore
dove non c’è l’amor.
DON BOSCO santo giovane perché don Giorgio Colajacomo 30 novembre 2017
1. Perché
E’ figlio del suo tempo (1815-1888), ma è giovane, perché anticipa i tempi (il Concilio per il valore dei laici, la stampa, il lavoro), ama ciò che piace ai giovani, è positivamente aperto a tutti i valori, vuole la loro felicità, ha fiducia in loro (in ogni giovane, anche il più disgraziato, havvi sempre un punto accessibile al bene) e affida responsabilità, è proteso al futuro, per farne onesti cittadini in questa terra, perché poi siano un giorno degni abitatori del cielo. E’ santo giovane perché costruisce la sua santità da giovane superando grandi difficoltà: sogno dei nove anni- lavori, i più diversi, e fatica per dare gambe al suo sogno. Con ‘allegria’ (noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri). 8 dicembre 1841: incontra Bartolomeo Garelli (Questa società nel suo principio era un semplice catechismo. Tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria): nasce l’Oratorio, che diventa stabile dal 1846, con Mamma Margherita. Vede i ragazzi nelle carceri di Torino e sbandati nelle strade, in quella prima urbanizzazione. Rifiuta di gemere sul suo tempo. Sono sempre andato avanti come il Signore ispirava e le circostanze esigevano. Nelle cose che tornano a vantaggio della pericolante gioventù io vado avanti sino alla temerità. Si mette a loro disposizione: Qui con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi. Basta che siate giovani perché io vi ami assai. Ho promesso a Dio che fin l’ultimo mio respiro sarà per i miei poveri giovani 1851: 1°contratto apprendista 1859: fonda la Congregazione religiosa con 18 ragazzi 1868: la chiesa di Maria Ausiliatrice 1872: le Figlie di Maria Ausiliatrice 1875: 1^spedizione missionaria 1876: i Cooperatori 31 gennaio 1888: muore lasciando 773 salesiani
2. Formatore di giovani santi
Non si può pensare a Don Bosco senza i giovani, a San Pietro la sua statua è con due ragazzi. Di tre di loro morti tra i 13 e i 15 anni scrive la biografia: Domenico Savio, Francesco Besucco, Michele Magone, tre profili diversi (la santità è per tutti). Ancora, Laura Vicuña (1891-1904), Zeffirino Namuncurà (1886-1905), Alberto Marvelli (1918-46).
3. La spiritualità giovanile salesiana
Ispirandosi a San Francesco di Sales, Don Bosco ha aperto una strada di santità giovanile, ha offerto un metodo di educazione (il sistema preventivo) che è insieme una spiritualità, ha accolto dallo Spirito Santo un carisma per i tempi moderni (Papa Francesco). Ma a chi specificamente si rivolge? Non ad élite spiritualmente affinate e impegnate, ma specialmente ai giovani più poveri (di risorse e spesso di valori, di impegno, di ideali), non ad èlites ma a tutti. Per questo il movimento giovanile salesiano che a questa spiritualità fa riferimento non è appariscente né a forte identità, ma non vuol dire che non punti in alto, vuole i giovani protagonisti, è popolare ma non massificante. Allegria, il proprio dovere, far del bene. E’ una spiritualità mariana, dell’incarnazione e della Pasqua, cerca di cogliere Dio nel quotidiano (la centralità del cortile), dentro la vita e la storia che vede come un grande sacramento diffuso. Ne è fonte la carità pastorale (da mihi animas, cetera tolle), a servizio del Regno: Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù. Realmente non ebbe a cuore altro che le anime. Di qui il senso profondo della preghiera: contemplativi nel quotidiano (Laura Vicuña: per me pregare o lavorare è la medesima cosa, lo stesso pregare, giocare o dormire). La spiritualità per Don Bosco non è un affare privato, individualistico, è un clima che permea l’ambiente di ‘spirito di famiglia’, la comunità educativa pastorale. Centrale è la confessione come sacramento della misericordia di Dio (usa il termine più di mille volte nei suoi scritti); sul piano pedagogico si traduce con l’amorevolezza: bisogna che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati (lettera da Roma 10 maggio 1884). La famigliarità porta affetto e l’affetto confidenza. L’educazione è cosa di cuore e solo Dio ne ha la chiave.