OMELIA – FESTA DI DON BOSCO – 3 Febbraio 2019

festa don bosco 2019

3 Febbraio 2019, Omelia del Direttore

Da ragazzo Giovannino Bosco raccoglieva nella campagna dove viveva i compagni attorno a sé, tutti gli volevano bene e si fidavano di lui, faceva i giochi di prestigio, camminava sulla corda, raccontava storie avventurose, e faceva festa con loro.

Riprendendo quanto faceva a 10-11 anni, a 16 anni, Giovanni nella scuola di Chieri propone ai compagni: E se fondassimo una “Società dell’Allegria”?

  • Che cosa sarebbe esattamente?
  • Compagni che prima svolgono con impegno i loro doveri e poi si divertono un mondo. Ci state?

L’intento del giovane Giovanni è quello non solo si trovare dei buoni amici, ma anche di avvicinare a lui quei compagni di classe più negligenti; questi, infatti, cominciarono a chiedere l’aiuto di quel ragazzo così disponibile, diventando poi i più volenterosi membri della Società.

Questo gruppo di amici non fa altro che dar vita a quelli che saranno i principi salesiani che Don Bosco trasmetterà ai ragazzi del suo oratorio. Le regole sono semplici: vivere da buoni cristiani, adempiere ai propri doveri scolastici e religiosi e soprattutto… essere allegri!

L’allegria è l’ingrediente fondamentale e gli amici di Don Bosco lo sanno bene. Divenne per Don Bosco la consapevolezza di essere nelle mani di Dio e quindi in buone mani.

La famiglia salesiana è proprio questo: una grande, immensa Società dell’Allegria!

Così ci dice Papa Francesco: “Il vostro fondatore, Don Bosco, non era un santo dalla faccia da “venerdì santo”, triste, musone… Ma piuttosto da “domenica di Pasqua”. Era un santo allegro, sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente. Come scrivono nelle Memorie biografiche, «il suo volto raggiante di gioia manifestava, come sempre, la propria contentezza nel trovarsi tra i suoi figli»: Io con voi mi trovo bene.  Ho promesso che fin l’ultimo mio respiro sarà per i miei giovani. Non a caso, il suo allievo Domenico Savio a chi entrava all’oratorio diceva: Noi qui facciamo consistere la santità nello stare “molto allegri”. Possiamo definirlo quindi un “portatore sano” di quella “gioia del Vangelo” in cui sta la «misura alta della vita cristiana».

Il suo è stato un messaggio rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo. Torino dell’800, capitale d’Italia e città che si avvia a diventare industriale, attira di centinaia di ragazzi che affluiscono in città in cerca di lavoro. Don Bosco va loro incontro, scende per le strade, entra nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri. Porta la gioia a quei ragazzi i quali ritrovavano a Valdocco un’oasi di serenità e il luogo in cui apprendevano ad essere «buoni cristiani e onesti cittadini». È lo stesso clima di gioia e di famiglia che ho avuto la fortuna di vivere e gustare anche io da ragazzo frequentando un anno dai Salesiani, dice il Papa. E forse anche voi oggi!

I salesiani mi hanno formato alla bellezza, al lavoro e a stare molto allegro e questo è un carisma vostro. Mi hanno aiutato a crescere senza paura, senza ossessioni. Mi hanno aiutato ad andare avanti nella gioia e nella preghiera.

In ogni giovane, anche il più disgraziato vi è un punto di accesso al bene. Abbraccia le fragilità  dei ragazzi poveri, in cerca di lavoro e di senso , si china sulle loro ferite e li fa crescere.  Vi voglio felici nel tempo nell’eternità.

Guarda i giovani con gli occhi di Dio, ha detto il Papa a Panama tra gli applausi dei 700.000 giovani al nome di Don Bosco. Vede le situazioni critiche e i problemi, li affronta, li analizza e prende decisioni coraggiose. Li accoglie, abbraccia le fragilità dei ragazzi, si china sulle loro ferite e le cura come un buon samaritano. Ottimista per natura, sa guardare i ragazzi con realismo positivo.  E’portatore della gioia, quella che nasce dalla notizia che Gesù Cristo è risorto ed è inclusiva di ogni condizione umana. Dio infatti non esclude nessuno. Per amarci non ci chiede di essere bravi. E né ci chiede il permesso di amarci. Ci ama e ci perdona. E se ci lasciamo sorprendere con quella semplicità di chi non ha nulla da perdere, sentiremo il nostro cuore inondato di gioia.

Ai ragazzi si deve portare questa notizia bella, una notizia vera contro tutte le notizie che passano ogni giorno sui giornali e la rete. Cristo è veramente risorto, e a dimostrarlo sono stati santi come Don Bosco che ogni giorno trasfigurano la vita di chi li incontra perché si sono lasciati loro per primi raggiungere dalla misericordia di Dio.

«La vostra fede e la vostra gioia –ha detto ancora Papa Francesco- hanno fatto vibrare Panama, l’America e il mondo intero». «Siamo in cammino: continuate a camminare, continuate a vivere la fede e a condividerla». «Non dimenticatevi che non siete il domani, non siete il “frattanto”, ma l’adesso di Dio».    Il Papa ha messo in guardia tutti i credenti da quella che ha definito una moderna eresia e cioè “la stanchezza della speranza”. Una stanchezza paralizzante che si presenta di fronte all’intensità e all’incertezza dei cambiamenti che il mondo sta attraversando. «Pensare che il Signore e le nostre comunità non abbiano nulla da dire né da dare in questo nuovo mondo in gestazione – ha sottolineato il Papa – è la peggiore eresia della nostra epoca».

Per superare la stanchezza della speranza, il Pontefice ha indicato Maria, per continuare a dire “sì” al sogno che Dio ha seminato in ogni persona. Il Papa ha invitato a contemplare Maria. Contemplarla e imparare da Lei come rimanere in piedi accanto alla croce. In piedi sotto la Croce – ha ricordato il Papa – Maria «seppe accompagnare il dolore di suo Figlio, sostenendolo con lo sguardo e proteggendolo con il cuore». Soffrì un dolore atroce, ma questo non la piegò. Da allora fino ad oggi Maria sostiene e accompagna, protegge e abbraccia: «È la grande custode della speranza». «Da Lei – ha sottolineato Papa Francesco – vogliamo imparare a stare in piedi accanto alla croce, non con un cuore blindato e chiuso, ma con un cuore che sappia accompagnare, che conosca la tenerezza.

(Don Giorgio Colajacomo)