LA FORMAZIONE PROFESSIONALE… COME UNA SARTORIA

toniolo

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SALESIANA

Si è svolta oggi 13 novembre 2020 la Consulta Ispettoriale Formazione Professionale sul tema: “Vocazione e Formazione Professionale”.

L’appuntamento annuale della Consulta ha l’obiettivo di vivere un’esperienza che valorizzi le acquisizioni della riflessione e della prassi, rilanciando la missione di educare ed evangelizzare i giovani affrontando le sfide attuali alla luce del carisma salesiano.

Hanno partecipato i Direttori dei Centri di Formazione Professionale (Abruzzo, Lazio, Liguria, Sardegna e Umbria), i Coordinatori pastorali e i Membri delle Équipe pastorali.

Presentiamo il frutto del lavoro di gruppo della regione Umbria:

  1.  Il sarto e la stoffa. Ispirati dall’incontro tra Don Bosco e Domenico Savio, riproponiamo l’immagine della sartoria. Immaginiamo i nostri allievi come stoffa, noi formatori i sarti e il centro di formazione come una sartoria. L’obiettivo finale è fare un bell’abito. Già negli anni passati lo slogan del centro di Perugia è stato “Fatti il guardaroba!” per stimolare i ragazzi a trovare gli attrezzi per “vestirsi di abiti nuovi”, non solo professionali.
  2. Vedere il buono in ogni ragazzo: “qui c’è della stoffa”! Come Don Bosco nel nostro lavoro, spesso abbiamo l’impressione di rivivere il disagio di alcuni ragazzi e sta lì la bravura del formatore, ovvero del sarto, nel trovare il buono, il bello, la qualità che è dentro ciascuno di loro e, a piccoli passi, portarla alla luce.
  3. Ricucire ciò che è strappato. Accogliere il ragazzo nello stato in cui si trova. Per ricucire le stoffe strappate saranno indispensabili i seguenti ingredienti tipici di una sartoria: la gradualità, la pazienza, la confidenza.
  4. Accompagnare. Il verbo “accompagnare” nella quotidianità di questo momento storico, ci avvicina, nonostante il distanziamento sociale. Basti pensare alla didattica a distanza che offre una sponda, un salvagente, a cui noi e i ragazzi ci aggrappiamo per sentirci più vicini.
  5. Nella reciprocità. Accompagnarli nella loro libertà e non vedere i ragazzi come pezzi di argilla da plasmare. E nel concetto di accompagnare è implicita le reciprocità: il ragazzo cresce ma anche il formatore.
  6. Il valore del buongiorno. Il buongiorno è la nostra pratica quotidiana e, svolto in piccoli gruppi, come in questo periodo di pandemia, diventa ancora più intimo. Ci stiamo rendendo conto che la pandemia facilita l’avvicinamento con i ragazzi perché viviamo tutti, nonostante i ruoli diversi, una stessa identica crisi.
  7. La Provvidenza. Una parola sulla spiritualità del sarto, del formatore. È importante oggi, rispolverare e ritrovare la dimensione della provvidenza e condividere con i nostri ragazzi che tutto ciò che abbiamo è un dono, compresa la relazione tra sarto e stoffa.

Infine, si ringraziano i partecipanti del CNOS-FAP Umbria: Elvisio Regni, Nicoletta Marongiu, Federico Massinelli, Maria Ametrano, Andrea Bubù, Sandro Tamarindi, Giovanni Molinari sdb, Wieslaw Dec sdb

L’INCONTRO CON DOMENICO SAVIO, RACCONTATO DA DON BOSCO:

“Era il primo lunedì d’ottobre (2 ottobre 1854) di buon mattino, allorché vedo un fanciullo accompagnato da suo padre che si avvicina. L’aria ridente, ma rispettosa, trasse verso di lui i miei sguardi.
– Chi sei, gli dissi, donde vieni?
– Io sono Savio Domenico, di cui le ha parlato Don Cugliero mio maestro, e veniamo da Mondonio.
Allora lo chiamai in disparte … conobbi in quel giovane di 12 anni un animo tutto del Signore e rimasi un poco stupito. Prima che chiamassi il padre mi disse:
– Mi condurrà a Torino per studiare?
– Eh! Mi pare che ci sia buona stoffa.
– A che può servire questa stoffa?
– A fare un bell’abito da regalare al Signore.
– Dunque io sono la stoffa: lei ne sia il sarto; dunque mi prenda con sé e farà un bell’abito per il Signore”.

(S. G. Bosco, Memorie)