COMUNITÀ SALESIANA
Don Mandia racconta il suo percorso vocazionale: “Io senza Don Bosco non ci sto”!
La mia vocazione? Un dono dello zio prete
Ho scoperto la mia vocazione nell’aspirantato di Ivrea. All’età di 12 anni, uno zio prete che conosceva bene l’ambiente mi mandò in quel luogo dove si respirava l’aria salesiana e questo mi piacque molto. Frequentai cinque anni a Ivrea, tre di scuola media e due di ginnasio, poi sono entrato in noviziato a Villa Moglia sulle colline torinesi (dove ha fatto il noviziato anche Sante Toniolo) e il 16 agosto 1960 con la professione religiosa sono diventato salesiano. Poi continuai la mia formazione salesiana a Foglizzo. Gli studi di teologia invece li avevo iniziati a Salerno, nella mia città natale per poi approdare a Castellamare. Ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 3 aprile 1971 nella casa salesiana di Gaeta e la prima destinazione da sacerdote novello fu proprio Gaeta, successivamente Cumiana e Soverato.
Insegnare è il mio servire
Da Soverato, dove ero stato per cinque anni, il superiore Don Bosoni pensò di mandarmi a Perugia. A Perugia arrivai nel 1984 come insegnante di filosofia nel Liceo linguistico dove c’era don Giorgio Pieri preside. Qui insegnai ben cinque materie: filosofia, psicologia, sociologia, religione e storia. In seguito alla trasformazione del liceo fino alla sua chiusura avvenuta nel 2010, ho continuato a insegnare solo storia e filosofia e, nello stesso tempo, a prendermi cura anche delle piante e dei fiori per rendere più bella la nostra casa.
I libri, una grande passione
Non è che si possa parlare di passione per i libri. Io ho sempre studiato e continuo a studiare anche ora che non esercito, solo che prima studiavo per la scuola, e finita, ho continuato a studiare. Si può dire che sono uno studioso a vita! Ora invece di avere a che fare con gli studenti ho visite: gli exallievi, conoscenti, gli ex professori e altre persone che mi vengono a trovare. Recentemente si sono aggiunti i contatti a livello digitale. Ogni mattina dedico a beneficio del prossimo il tempo che ho mettendo a disposizione la mia cultura. Questo mi spinge a continuare a leggere e a scrivere e non nascondo che mi piace fare il topo da biblioteca.
Dopo tanto studiare un libro su Don Bosco
I superiori maggiori, da don Viganò in poi, dicono che noi salesiani dobbiamo studiare Don Bosco. Nel 1978 fui mandato all’UPS dove sotto la guida di Don Pietro Braido ho potuto approfondire gli studi di antropologia. È da questa prospettiva che ho cominciato a studiare Don Bosco. Il futuro libro maturava con il passare degli anni, scrivevo nei momenti liberi dalla scuola e finalmente, nel 2014, col patrocinio del prof. Gaetano Mollo, il libro ha visto la luce del giorno.
Un messaggio alla famiglia salesiana
Il Rettor Maggiore parla e insiste sulla formazione permanente per tutte le età. Una volta c’era l’idea, fatta la formazione iniziale, puoi vivere di rendita. Invece oggi non è più possibile, il mondo cambia velocemente, perciò bisogna essere studiosi a vita. Alla famiglia salesiana vorrei dire che la formazione è necessaria, essa è permanente e non ha limiti di età.
Il mio messaggio ai giovani
È quello di Don Bosco, in quanto è attualissimo: “Studia di farti amare!”. Tutto qui è il segreto della vita.
Io sono salesiano sacerdote
Per me, prima del sacerdote c’è il salesiano. La mia è una vita salesiana da sacerdote. Infatti, ciò che mi aveva attratto a diventare salesiano non era tanto il desiderio di diventare sacerdote, quanto essere salesiano. Io sono salesiano sacerdote, non sacerdote salesiano, e il mio sacerdozio è in funzione del mio essere salesiano. Con mons. Cagliero ripeto e professo ancora oggi: “Frate o non frate, io senza Don Bosco non ci sto!”.
Perugia, 3 aprile 2021
don Carmelo Mandia
Nella foto: don Mandia riceve un calice dal direttore della comunità salesiana in segno di gratitudine per il suo ministero