PERUGIA SALESIANA MISSIONARIA
A Perugia ebbe inizio e termine il mio apostolato in Italia
Don Antonio Cavoli SDB era nato a S. Giovanni in Marignano (Rimini), il 4 agosto 1888, in una famiglia di contadini. Crebbe robusto, educato da genitori esemplari, profondamente cristiani. La vita nei campi, l’influenza di uno zio prete, l’atmosfera spirituale della famiglia fecero sbocciare in lui la vocazione, e a 14 anni entrò nel Seminario di Rimini. Dopo il servizio militare, il 1 maggio 1914, fu ordinato sacerdote.
Finita la guerra, nonostante i grandi festeggiamenti per il suo ritorno, sentì una nuova chiamata dal Signore. Dopo dieci giorni di esercizi spirituali, sotto il manto della Madonna di Misericordia a cui era molto devoto, venne consigliato dal suo Direttore spirituale con queste parole: «Fatti salesiano! I Salesiani sono venuti l’anno scorso a Rimini, sono zelanti dell’educazione dei ragazzi, hanno un metodo speciale, usano modi familiari e corrono e saltano con loro». Impressionato dal “corrono e saltano coi giovani” don Cavoli si recò subito nella casa salesiana di Rimini, dove il direttore di allora, don Gavinelli, gli regalò la biografia di don Bosco e le Costituzioni dei Salesiani. La diocesi non lo voleva lasciar partire. Ma, superati i dissensi, don Antonio entrò nel noviziato salesiano a Genzano di Roma, dove trovò aspiranti e novizi assai più giovani di lui. Il 5 gennaio 1922 diventò salesiano e fu inviato nella casa di Perugia, ancora in costruzione.
Il 2 ottobre 1922 arrivò a Perugia, insieme a don Giuseppe Vanella (direttore) e il chierico Antonio Vidili, per iniziare la presenza salesiana in città. Vi rimase tre anni, fino al 1925. Alcuni anno dopo scriverà: “A Perugia ebbe inizio e termine il mio apostolato in Italia” (Autobiografia, p.75). Fu inviato in Giappone nel 1926 con 9 missionari Salesiani, guidati dal Monsignor Cimatti.
Nel 1929, don Antonio Cavoli, parroco della chiesa di Miyazachi, radunò un gruppo di ragazze e iniziò le visite ai poveri e agli ammalati. Il gruppetto diventò prima una Conferenza di San Vincenzo e poi aprì un Ospizio per i più poveri, gli abbandonati e i malati. Prima della guerra mondiale in Giappone, crescevano sempre più il nazionalismo e la campagna di estradizioni degli stranieri, per cui divenne impossibile ricevere offerte dall’Italia. Don Cimatti desiderava che l’Ospizio continuasse e propose a don Cavoli la fondazione di una Congregazione femminile. Don Cavoli accettò la proposta e il 15 agosto 1937, venne fondata la Congregazione delle Suore della Carità del Giappone.
Egli ha preso la parola “Carità”, perché le parole di don Rinaldi gli erano sempre di conforto e guida delle attività e continuarono a rivivere nel fine: “Evangelizzare mediante le Opere della Carità”. Il nome poi venne modificato in “Congregazione delle Suore della Carità di Miyazachi” e attualmente in “Congregazione delle Suore della Carità di Gesù”.
Il seme di Carità seminato in un angolo di Miyazachi crebbe espandendo i rami nel Giappone dove varie Case Religiose vennero fondate una dopo l’altra. Lo zelo missionario di don Cavoli non si fermò al solo Giappone, ma volle portare la giovane Congregazione anche all’estero. Nel 1956 inviò le sue Suore come missionarie in Corea, poi in Bolivia, e in Brasile.
Don Cavoli, dopo aver dedicato tutta la sua vita alla formazione delle suore e allo sviluppo della Congregazione, si spense a Tokio il 22 novembre 1972, a 84 anni.
Attualmente, le Suore della Congregazione contano 950 Consorelle presenti in 15 nazioni, per trasmettere l’amore misericordioso del Sacro Cuore di Gesù verso tutti e specialmente verso i poveri e i sofferenti.